L'orma del Califfo by Wilbur Smith

L'orma del Califfo by Wilbur Smith

autore:Wilbur Smith [Smith, Wilbur]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-25T09:50:02+00:00


Il vento che soffiava dal Mare d’Irlanda era come una lama di falce, e le nubi basse e plumbee si arrampicavano sulle pendici delle colline Wicklow.

Attraverso i rari squarci nella coltre di nubi, un sole freddo e malato s’insinuava per un attimo e illuminava i pendii coperti di foreste, ma subito dopo riprendeva a cadere una grigia e gelida pioggia sferzata dal vento.

Un uomo percorreva la strada deserta del villaggio. I turisti non avevano ancora dato inizio alla loro annuale invasione, ma i cartelli che offrivano vitto e alloggio avevano già fatto la loro comparsa sui cottage.

L’uomo superò la locanda, dipinta di uno sgargiante rosa salmone, e sollevò la testa per leggere il manifesto sul quadro delle affissioni sovrastante il parcheggio vuoto. «Nero è bello: bevete Guinness» proclamava. L’uomo non sorrise, abbassò il capo e arrancò verso il ponte che divideva in due il villaggio.

Sui parapetti di pietra un artista notturno aveva scritto degli slogan politici a vivaci colori, servendosi di bombolette spray.

fuori gli inglesi sul parapetto di sinistra e basta con la tortura del blocco h sull’altro. Questa volta l’uomo storse la bocca in una smorfia di disgusto.

Sotto, l’acqua grigio acciaio ribolliva attorno ai pilastri di pietra, prima di continuare la propria discesa verso il mare.

L’uomo indossava una mantella di plastica da ciclista e un cappello di tweed a tesa stretta calato sugli occhi. Il vento lo sferzava, sbattendogli i lembi della mantella contro gli stivali di gomma.

Procedeva chinato in avanti per fronteggiare la gelida furia del vento. La strada del villaggio era deserta, ma l’uomo era sicuro che lo stessero spiando da dietro le tendine.

Lui non avrebbe scelto quel paesino alle pendici delle Wicklow, a una cinquantina di chilometri da Dublino. In questo caso l’isolamento era un elemento a sfavore, perché avrebbe attirato l’attenzione su di loro. Lui avrebbe preferito l’anonimato di una grande città. Comunque, mai nessuno gli aveva chiesto di esprimere le sue preferenze.

Era solo la terza volta che usciva di casa, da quando erano arrivati. E sempre per qualche rifornimento di emergenza, cosa che si sarebbe potuta evitare con un po’ più di previdenza. Bastava che ci avesse pensato qualcuno quando quella vecchia casa era stata approvvigionata in vista del loro soggiorno. Ecco che cosa succedeva a fidarsi di un ubriacone. Ma anche in questo caso lui non era stato consultato.

Era scontento, e in preda a una rabbia repressa. Era piovuto quasi tutto il tempo, il riscaldamento a gasolio non funzionava, e l’unica fonte di calore erano dei fuocherelli fumosi di torba nei caminetti delle due grandi stanze. Le camere, con quei soffitti alti e lo scarso mobilio, erano piuttosto difficili da riscaldare.

Lui aveva sofferto il freddo fin dal giorno del loro arrivo. A parte quelle due stanze che usavano, il resto della casa era stato ermeticamente chiuso. Era un edificio deprimente, pervaso dall’odore di umidità. Un giorno dopo l’altro, con quella pioggia ossessionante e un piagnucoloso ubriacone come sola compagnia. L’uomo era anche troppo soggetto a cadere preda dell’ansia, e coglieva qualunque occasione che si presentasse come diversivo a quella logorante monotonia.



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